SE NON ORA , QUANDO ?
L’impegno delle donne , manifestato nell’ultimo incontro di Siena dove forte è stata la contestazione contro la politica, e , che fa seguito ad una serie di pubbliche manifestazioni della società civile, dimostra quanto siano profonde certe esigenze di aggregazione, di nuova cultura politica , di come si vuol vivere tutta una serie di problemi o di nuovi bisogni : la precarietà, la disoccupazione, l’ecologia, la pace, la salute ,il problema del disarmo, della droga, delle carceri, le nuove forme di espressione culturale, di solitudine, di povertà ,che lambiscono anche i nostri amici : giovani laureati e diplomati , giovani di estrazione popolare, giovani di estrazione borghese.
Problemi, questi, che appaiono sconosciuti alla politica ed ai partiti.
E’, questa della società civile, la protesta contro una politica progressivamente fondata su un sistema a tendenza sempre più “ decisionista “ , attraverso leadership dispotiche capaci di utilizzare l’immagine come strumento di accumulo del consenso senza effettiva legittimazione politica e di capacità di governo.
E’ di fronte a questa realtà la fuga dal politico ed una sempre maggiore divaricazione tra governanti e governati.
La politica rifiuta di capire che la società vive una stagione di pesante impotenza e grigiore, rispetto alla stagione di speranza e di lotte di altra generazione.
La società civile, i giovani, le donne i lavoratori, il mondo della cultura hanno preso coscienza di poter, essi, essere artefici : della liberazione dalla cattura della marginalità ; di liberare soprattutto i valori, non solo i bisogni, ma anche i valori nuovi emergenti; di ricreare spazi di razionalità politica selettivi anche di classe dirigente non d’apporto oligarchico; di suggerire ai despoti della politica una programmazione riformatrice diversa.
E’ una nuova società civile che ha dimostrato di saper leggere senza becere ottimismi e senza semplificazioni lo sviluppo dei sistemi politici, senza paura di guardare in faccia la realtà, capace di mediazione culturale tra utopia e istituzioni, tra mondialità e localismo, tra grande consapevolezza e condivisione internazionalista e grande passione per il decentramento, per la gestione del piccolo ed immediatamente raggiungibile.
E’ un impegno, questo della società civile, che può apparire un obiettivo romantico, eppure è il senso profondo e unico della storia della democrazia.
Da sempre si è cercato di restringere il diritto di decidere a pochi facendo, così, emergere una progressiva professionalizzazione della politica per cui questo diritto è stato ben presto vanificato dall’imporsi di una classe politica che ha disconosciuto al debole , al bambino come all’anziano,all’handicappato come al tossicodipendente il diritto, non formale ma sostanziale, di governare la propria vita e di contribuire - in modo eguale – al governo della comunità.
E’ il rimettere in discussione la laicità dell’azione politica e la distinzione netta fra missione di salvezza della Chiesa e l’impegno temporale dei laici. Non potrà esserci autentica democrazia senza questa dura e intransigente affermazione dell’uguale diritto a governare di ciascun uomo.
Il futuro della politica si gioca in questa grande tensione ideale e storica che la società civile ha saputo sprigionare verso la realizzazione della uguale soggettività politica della gente, e la misura di questa battaglia , che nessun partito politico potrà mai accreditarsi , resterà costantemente il potere concreto di governo dell’ultimo, del povero, dell’emarginato.
Ed allora : SE NON ORA … QUANDO .
Sergio Scarpino